Da una
prospettiva strettamente concettuale e semplificata, l’affidabilità
inerente di un sistema si
relaziona con i numeri di guasti che
accadono in un determinato tempo e in determinate condizioni dell’operazione.
Da un lato l’affidabilità umana è legata al numero di errori che si commettono in un tempo ugualmente determinato e anche in questo caso secondo a
specifiche condizioni di lavoro.
Per questo, l’affidabilità nel contesto
operazionale di un sistema, somma i modi di guasto che accadono per natura
del sistema che interagisce con il suo
ambiente (chiamiamoli modi di guasti tecnici ) a quelli determinati dalle persone che interagiscono con il
sistema (chiamiamoli modi di
guasto umani o semplicemente errori).
L’affidabilità umana, secondo documenti della UE, è definito come “l’elemento di conoscenza che riguarda la predizione, l’analisi, e riduzione dell’errore umano, concentrandosi sul ruolo della persona nell’operazione del progetto, manutenzione, uso e gestione di un sistema sociotecnico”.
Probabilmente
la metodologia più conosciuta e
applicata per analizzare e
valutare l’affidabilità umana è la
tecnica della predizione del tasso di errore umano (Technique for Human Error Rate Prediction,
THERP) THERP; è la prima
tecnica sviluppata in questo campo che si
colloca temporalmente all’inizio degli anni ’60.
Con la THERP è possibile predire la
probabilità degli errori umani e valutare il deterioramento di un sistema individuo-macchina causata
dagli errori umani , dai procedimenti, dalle pratiche di esecuzione, così come
per altre caratteristiche del sistema o
della persona che influenzano il comportamento dello stesso.
Gli errori sono una misura dell’inaffidabilità umana.
Normalmente si accettano tre tipi di
errori umani.
Quelli tecnici che
riguardano una falsa informazione,
scarsa capacità o abilità per realizzare un
lavoro determinato. Gli errori inavvertiti che si
caratterizzano per essere
incoscienti nel momento in cui
si compiono; le implicazioni non
tengono conto della volontà ne del
desiderio di commettere l’errore. Si relazionano con il vuoto mentale, la mancanza
d’attenzione e l’eccesso di fiducia .
Ci sono poi in ultimo gli errori coscienti, in
questo caso, esiste
intenzionalità di commettere
l’errore con frequenza che deriva da decisioni inadeguate del personale di direzione. Gli stessi anche possono
fare la loro apparizione quando
si cerca di nascondere risultati non soddisfacenti, frodi per riceverne
benefici, deviazioni etiche, sabotaggi e
cosi via.
L’esistenza dell’affidabilità integrale del sistema
suppone sempre, in ultima istanza, la certezza del potere contare su una elevata affidabilità umana. Tanto il progetto quanto
la gestione che l’operatività e la
manutenzione dei sistemi sono determinai
dall’ essere umano. Lavorare con l’affidabilità integrale è un processo di
gruppo (preferibilmente di un gruppo trasformato in una squadra di lavoro) e non è possibile sperare
aleatoriamente a dei risultati solo per
il lavoro isolato di un individuo. E’ indispensabile la
partecipazione di tutte le parti interessate nella determinazione delle azioni per raggiungere e
mantenere particolari livelli di
affidabilità.
L’affidabilità integrale del sistema non è una
responsabilità esclusiva degli specialisti e deve raggiungersi durante
le differenti fasi del ciclo di vita del
sistema.
Senza dubbio,
uno dei problemi fondamentali che
riguarda lo sviluppo della manutenzione dei sistemi di un’impresa è la modalità
e mentalità di risoluzione dei problemi che dominano il pensiero di tutti
quelli che hanno l’autorità e la
responsabilità di sovrintendere lo stato dei processi .
In non poche occasioni si ricorre alla correzione
(e non all’azione correttiva, si veda la differenza in ISO 9000) come
paradigma di buona pratica di manutenzione. Si tratta del modello
intellettuale che ha dominato la
mentalità di molti individui (direttori, manutentori e altri)
per decenni. Indipendentemente dall’esistenza della tecnologia e “buone pratiche” che non si sono adottate per
sovrastima o sottostima nel pensare che sono incongruenti con la
realtà dell’impresa.
Di Luis Felipe Sexto - @lsexto
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